domenica 25 ottobre 2009

Ruenghery nord Rwanda

Le giornate volano , quest’ultima settimana a Ruhengeri nel nord del Rwanda ed stata ricchissima di incontri, emozioni, insegnamenti…!

Abbiamo passato la maggior parte del tempo con Padre Lucchetta, una persona straordinaria , che insieme ai Fratelli aiuta ragazzi di strada disagiati o che non hanno nessuno ad uscire dalla propria situazione e a cercare di rendersi il piu’ possibile autonomi.

Gli stessi Fratelli hanno organizzato una festa meravigliosa (S.Francesco), la festa che loro dedicano ai poveri dove per tutto il giorno si prega si canta si mangia si balla con i piu’ sfortunati della citta’.

E’ stato un momento indimenticabile al quale piu’ volte ho trattenuto a forza le lacrime …

Ci ha portato a visitare situazioni difficili sia in citta’ che sulle colline intorno.

Tutto quello visto non e’ semplice da trasmettere , soprattutto adesso a pochi gg dal vissuto, sento che sta decantando dentro di me e piano piano elaborero’ quanto percepito.

Siamo tornati a Kivumu dove la vita qui trascorrere a ritmi piu’ tranquilli rispetto alla citta’(scrivo con il sottofondo degli uccellini e dei bambini che urlano, giocano e cantano insieme).

Siamo passati da Kigali di ritorno dal Nord ed e’ una citta’ che si sta spingendo verso il cosi rincorso modello occidentale…ed e’ per quello che qui in campagna mi sento molto meglio , la vita la si percepisce di piu’ , tu stesso ti percepisci di piu’.

elio






mercoledì 21 ottobre 2009

bambini rwandesi

una ragazza ha preparato il tè per tutti. A due suoi cuginetti piccoli (avranno avuto sui 7 anni) ha dato una tazza da dividere in due: dovevate vederli, si passavano la tazza a vicenda, un sorso uno e un sorso l'altro, una condivisione stupenda. non si puo' renderla a parole, ma questa immagine mi si è impressa nell'anima, non la dimentichero'. mi è venuto da pensare che se fossero stati due bambini italiani avrebbero litigato, uno ne avrebbe voluto più dell'altro, avrebbero fatto i capricci e chiamato i genitori.
sapete secondo me qual'è il vero problema? i bambini devono crescere con gli altri bambini, per imparare a relazionarsi con persone sul loro stesso piano, cosi' crescono equilibrati. qui è cosi', passano le giornate giocando con i coetanei e imparano a vivere. nonostante le condizioni difficili, non ho mai visto un bambino piangere o fare la lagna. da noi invece i bambini stanno tutto il giorno solo in compagnia di altri adulti o, quando peggio, da soli: in questo modo non vivono la loro infanzia, da piccoli sono già "grandi", imparano già l'egoismo e il nervosismo degli adulti.
se mai faro' un figlio, voglio che possa crescere giocando con gli altri bambini, sereno. se la sola possibilita' è farlo crescere in casa davanti alla TV, be, preferisco fare a meno di metterlo al mondo: se do la vita ad una persona, voglio che abbia la possibilità di crescere bene e di essere felice.
Lara

sabato 10 ottobre 2009

Rwanda



Natura, sole, pace, serenità, no stress, non traffico, no inquinamento, visi sorridenti che ti salutano per strada, bambini allegri che giocano ovunque. Sarebbe un paradiso, un posto perfetto per vivere, se solo ci fossero per tutti le basi per una vita dignitosa: alimentazione adeguata, buone condizioni igienico-sanitarie e un casa accogliente.
È bello camminare per il paese, guardarsi attorno, salutare le persone, respirare questa vita che scorre tranquilla, scoprire un mondo nuovo. Le persone ci guardavano con curiosità, sorridevano e ci venivano incontro: in alcuni momenti ci sentivamo un po’ stupidi, i soliti turisti che arrivano, guardano dall’esterno e non capiscono niente, ma poi abbiamo iniziato a sentirci a nostro agio, a casa, perché nessuno ci faceva sentire la distanza che ci separava. Con tante persone non riuscivamo a parlare perché non conoscono francese o inglese, parlano solo la loro lingua, il ikinyarwanda, ma nonostante questo cercavano di comunicare, con i gesti, con il sorriso, anche solo per un saluto, per farci sentire benvenuti.
Tanti momenti ci hanno emozionato e colpito, anche se siamo appena arrivati.
Ci siamo fermati davanti ad una scuola, un gruppetto di bambini ci è corso incontro, uno di loro mi ha abbracciato e un altro mi ha preso le mani e mi ha guardato con un’espressione negli occhi che mi ha spiazzato: senza volere niente, senza chiedere niente, solo una spontanea e vera manifestazione di accoglienza, curiosità, gioia di vivere.
Sono sensazioni che non riesci a descrivere a parole. Senza aver fatto niente di speciale, ci sentivamo pieni e felici. E volevamo ricambiare, poter dare anche noi qualcosa a loro: la sola cosa che riuscivamo a dare era una carezza, un abbraccio, ma quello che sentivamo dentro era che avremmo voluto migliorare la loro vita, risolvere in un attimo tutte le difficoltà a cui vanno incontro tutti i giorni e che fossero felici per sempre.